Rubriche 2021

L’incerta paternità de “Les Danaïdes”: Salieri o Gluck?

Litigi, colpi di scena e assenza di scrupoli: si può riassumere in questo modo la storia, a dir poco ingarbugliata, de “Les Danaïdes”, la tragedia lirica in cinque atti rappresentata per la prima volta all’Opéra di Parigi il 26 aprile 1784. A distanza di 237 anni la domanda che è venuta in mente a molti è una soltanto: chi ha scritto la musica di questo lavoro? L’opera è attribuita ufficialmente ad Antonio Salieri, ma quello che avvenne prima e dopo la prèmiere è ancora avvolto nel mistero. Come riferito dallo storico della musica Giovanni Carli Ballola, si è trattato di una testimonianza evidente di quanto fosse disinvolto il costume operistico nel ‘700.

Già nel 1778 Ranieri de’ Calzabigi aveva affidato il libretto a Christoph Willibald Gluck che era comunque già impegnato con altri lavori in quel periodo. La richiesta era giunta direttamente da Parigi: i responsabili dell’Opéra avevano tratto grande profitto dai continui successi del compositore tedesco, dunque “Les Danaïdes” era una nuova occasione per stupire il pubblico francese. Gluck non godeva di ottima salute: aveva 64 anni e pochi mesi dopo la proposta venne anche colpito da un ictus. Il libretto di questa tragedia ispirata alla mitologia greca rimase nel cassetto del musicista teutonico per diverso tempo, anche se fu tradotto e “regalato” a un ambizioso allievo, appunto Salieri.

Il debutto del 1784 fu caratterizzato dal grande entusiasmo degli spettatori parigini per quella che era stata presentata come un’opera di Gluck e Salieri. La doppia composizione venne confermata per ben 12 delle prime 15 rappresentazioni, poi ci fu un colpo di scena. Fino a quel momento Gluck aveva raccontato come i primi due atti fossero interamente suoi, mentre il resto fosse stato scritto da Salieri (sotto la sua attenta supervisione comunque). Alla tredicesima recita, invece, la versione cambiò radicalmente. Il compositore bavarese assicurò che la paternità della tragedia era interamente di Salieri, una investitura importante e che assicurò al giovane legnaghese nuove scritture.

Questa ricostruzione non ha però convinto tutti. I documenti sulla genesi de “Les Danaïdes” sono numerosi, grazie soprattutto alle lettere scambiate tra i protagonisti: l’attribuzione a Salieri si basa sulla “confessione” di Gluck, ma per diversi studiosi quest’ultimo non fu in grado di seguire in maniera adeguata l’allestimento, visto che avrebbe rischiato di danneggiare la propria fama con un eventuale flop. Ecco perché da qualche tempo a questa parte si sta facendo strada la versione della composizione congiunta. D’altronde, l’influenza di Gluck è evidente. Il musicista tedesco si interessò fortemente a questi cinque atti e molto probabilmente senza di lui non ci sarebbe stata la rappresentazione parigina.

La ricchezza della melodia e la strumentazione, robusta e corposa, sono inoltre la certificazione dell’influsso di quello che viene considerato il riformatore del melodramma del XVIII secolo. Persino Hector Berlioz ne rimase profondamente impressionato negli anni giovanili: “Les Danaïdes” fu la prima opera vista a teatro, una esperienza che lo riempì di eccitazione ed entusiasmo. Dunque il successo della tragedia lirica proseguì senza pause fino a gran parte dell’800. L’intricata vicenda ebbe come conseguenza la rottura dei rapporti tra Gluck e Ranieri de’ Calzabigi. Il librettista non perdonò mai al compositore di aver consegnato il manoscritto ad altri due collaboratori senza fargli sapere nulla. Per “vendicarsi” decise allora di commissionare lo stesso lavoro a Giuseppe Millico, divenuto famoso come castrato e da qualche tempo compositore.

L’ex cantante si mise subito al lavoro e ne venne fuori un’opera allestita in forma privata prima della rappresentazione di Parigi. Nel febbraio del 1784, infatti, spettatori illustri e ben selezionati come il Re Gustavo di Svezia e l’inviato dell’Imperatrice delle Russie ascoltarono queste note, anche se si trattava di una versione parziale della tragedia. Fu l’unica occasione in cui fu ascoltata la musica di Millico. Non ci furono mai rappresentazioni pubbliche e questo per due motivi: anzitutto, i personaggi da presentare in scena erano davvero tanti, inoltre sembra che Antonio Salieri si sia sempre opposto per evitare confronti con la propria opera.

La storia de “Les Danaïdes” è quella di Danao ed Egitto, fratelli gemelli e figli di Belo, re di un mitico regno egiziano. Il 26 aprile 1784 il cast vocale fu davvero eccezionale: nel ruolo di Ipermestra venne scritturata Antoinette-Cécile de Saint-Huberty, soprano specializzato proprio in ruoli mitologici, mentre Danaüs fu Henri Larrivée, cantante che aveva già contribuito ai successi precedenti di Gluck. I ruoli affascinarono i cantanti dell’epoca, mentre in tempi moderni ci sono state poche rappresentazioni (nel 1983 Montserrat Caballè fu Ipermestra nel corso di una ripresa a Perugia).