Rubriche 2021

Il vero rapporto tra Mozart e Salieri

Prima ci ha pensato lo scrittore russo Aleksandr Puskin con la sua piccola tragedia “Mozart e Salieri” nel 1830 (a sua volta messa in musica, poi, da Nikolaj Rimskij-Korsakov), poi il celebre film “Amadeus” di Milos Forman, il quale conquistò addirittura otto premi Oscar. Sono questi due i principali “responsabili” della leggenda sulla rivalità tra Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri. I fatti storici sono andati davvero come raccontato dall’opera teatrale e da quella cinematografica, con un Salieri invidioso del rivale fino al punto di provocarne la morte? Certo, le due tesi che vengono sostenute con molta convinzione da Puskin e Forman hanno un impatto forte, ma tutto deve essere fatto rientrare nei confini di una semplice leggenda alimentata da più fonti.

Se proprio si vuole essere precisi, infatti, tra i due c’erano contatti cordiali e una stima reciproca, magari soltanto di facciata, ma scorrettezze vere e proprie non si sono mai verificate. Il primo anno in cui il giovane Mozart (aveva appena sedici anni) fa riferimento a Salieri è il 1773. Il piccolo salisburghese decide di dedicare alcune variazioni al piano sul tema “Mio caro Adone”, tratto dall’opera “La fiera di Venezia” del legnaghese. D’altronde, questi sei anni di differenza erano piuttosto evidenti e Salieri aveva già conquistato la propria fama presso la corte austriaca degli Asburgo, a Vienna. I successi teatrali non si contarono nella sua carriera, basti pensare a opere come Armida, L’Europa riconosciuta, Tarare e Falstaff ossia Le tre burle. Diversamente da Mozart, poi, finché fu in vita venne acclamato come grande compositore, mentre l’austriaco morì stritolato da diverse difficoltà finanziarie e venne seppellito in una fossa comune.

La stessa Europa riconosciuta non è altro che l’opera scelta per l’inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano nel 1778, un onore piuttosto prestigioso. Perché Salieri avrebbe dovuto essere invidioso di Mozart, nonostante l’eccentrica genialità di quest’ultimo? Proprio questo lavoro ci trasmette tutta la sua maturità di compositore, con virtuosismi tipici del Belcanto e colorature tratte dall’ispirazione di Gluck. Gli screzi tra i due, comunque, non mancarono. Nel 1790, infatti, Mozart accusò Salieri di plagio e di voler addirittura attentare alla sua vita, a causa della preferenza concessa all’italiano per quel che riguarda l’insegnamento della musica alla principessa del Wurttemberg. Inoltre, un altro episodio significativo in tal senso è quello relativo alla prima rappresentazione delle Nozze di Figaro; il primo maggio del 1786 l’opera di Mozart va in scena presso il Burgrtheater di Vienna e l’accoglienza non fu certo positiva.

Questo insuccesso venne giustificato dal padre di Mozart, Leopold, con il boicottaggio esercitato da Salieri presso il pubblico e l’imperatore Giuseppe II, grande appassionato di opera. In realtà, Salieri si trovava in Francia in quel periodo e difficilmente avrebbe potuto architettare tutto questo. Un altro aspetto che si è voluto contrapporre ai due è quello dell’etnicità della loro musica, mettendo da una parte la tradizione italiana di Salieri e dall’altra il germanesimo mozartiano. Invece, fu proprio lo stesso Giuseppe II che volle far operare i compositori di comune accordo, una sorta di visione “democratica” del teatro. Tra l’altro, i destini musicali in questione si sono più volte incrociati in maniera incredibile.

Ne è una chiara testimonianza la composizione de La clemenza di Tito (1791): inizialmente, venne pregato Salieri, in quanto si trattava del maestro di cappella e del massimo compositore d’opera di Vienna, almeno secondo il giudizio dell’epoca. I secchi rifiuti di quest’ultimo, però, consentirono a Mozart di divenire l’autore della musica di questa opera. In aggiunta, non bisogna dimenticare Salieri che dirige le composizioni sacre del “rivale” in occasione dell’incoronazione di Leopoldo II e Maria Luisa a Praga. L’ultima lettera di Mozart, poi, quella che è datata 14 ottobre 1791 getta una luce piuttosto chiara su tale rapporto.

Il salisburghese rivolge delle frasi proprio a Salieri, spettatore del suo ultimo lavoro, Il flauto magico, dimostrando parecchio affetto nei suoi confronti:

Alle sei sono andato a prendere Salieri e la Cavalieri e li ho condotti nel palco. Non puoi immaginare quanto siano stati gentili entrambi, quanto sia piaciuta loro non solo la mia musica, ma il libretto e tutto l’insieme. Hanno detto che è un’opera degna di essere rappresentata in occasione delle più solenni festività davanti ai più grandi monarchi, e che certo l’avrebbero rivista altre volte, non avendo mai assistito a uno spettacolo più bello e più gradevole. Lui ha ascoltato e guardato con la massima attenzione, e dalla sinfonia all’ultimo coro non c’è stato brano che non gli abbia strappato un bravo o un bello, e non finivano mai di ringraziarmi per il piacere che avevo procurato loro.

Purtroppo non si conoscono i giudizi delle lettere di Salieri, ma alla luce di tutti questi fatti la leggenda della loro acerrima rivalità non può che essere messa in discussione.