Concerti 2020

Petite Messe Solennelle

Terzo e ultimo emozionante concerto offerto da Fondazione Arena per la rassegna Verona in Musica.

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Francesco Ommassini

“Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l’opera buffa lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso“; così ebbe a scrivere Gioachino Rossini a Passy, il suo luogo preferito per la villeggiatura, nel 1863; e ancora, “Petite messe solennelle, a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy. Dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l’ accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La cena, chi lo crederebbe! Fra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicurati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l’ultimo peccato della mia vecchiaia”.

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Ruth Iniesta

Della Petite Messe Solennelle esistono due fonti, quella “pesarese” e il manoscritto Pillet-Will, redatto per l’esecuzione nella villa dei conti, amici di Rossini, il 14 marzo 1864. Rossini decise, nel 1867, di orchestrare lui stesso la partitura, attento, come era, a che il suo lavoro non venisse manomesso; stranamente, l’unico brano che non venne orchestrato e che rimase affidato all’organo, fu il Preludio Religioso, che sarà poi orchestrato da Alberto Zedda ed eseguito per la prima volta al Rossini Opera Festival del 2014.

Come scrive lo stesso Zedda, insieme a Philipp Gossett curatore delle edizioni critiche dei capolavori rossiniani, nella Messa si fondono stili diversi, secondo una prassi cui Rossini ci ha abituato, accostando senza un disegno riconoscibile reminiscenze della scrittura contrappuntistica e slanci lirici, formule operistiche che non rifiutano il manierismo del canto virtuosistico e melodie di pregnante emotività. La formula liturgica ne esce sfumata, sicché più che una messa, la composizione si rivela una sequela variegata di pagine solistiche (reminiscenza dei mai rinnegati pezzi chiusi) e di interventi corali elaborati e significanti.

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Agostina Smimmero

Nelle opere, Rossini, anche per ragioni pratiche, non aveva mai trattato il coro in modo complesso: a una scrittura sostanzialmente omoritmica aveva alternato qualche raro esempio di stile imitativo, più accennato nell’esposizione tematica che insistito nei susseguenti sviluppi. Nella Petite Messe Solennelle egli si cimenta invece con procedimenti multiformi che vanno dai familiari andamenti omoritmici (Kyrie, Gloria Patris, gran parte del Credo, Sanctus, Dona nobis pacem) a uno stile polifonico elaborato e severo (Christe, Et in Spiritum Sanctum Dominum, Confiteor unum baptisma, Benedictus, Qui tollis peccata mundi) sino al rigoroso fugato di tradizione bachiana, (Cum Sancto Spiritu, Et vitam venturi saeculi).

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Matteo Roma

Tutte queste peculiarità sono state evidenziate dalla rigorosa lettura di Francesco Ommassini in uno scavo capillare della partitura, dove ogni singola sfumatura è stata messa in risalto, grazie anche all’Orchestra di Fondazione Arena di Verona in grande forma; tutte le sezioni erano in perfetta simbiosi col direttore veneziano, in un emozionante crescendo, terminato con un’ovazione meritatissima da parte del numeroso pubblico accorso nella suggestiva cornice del sagrato della Basilica di San Zeno, cornice che ha ulteriormente caricato di significato emotivo l’esecuzione proposta.

Ottimo anche il quartetto dei solisti, dalla purezza levigata del timbro di Ruth Iniesta al bel colore contraltile di Agostina Smimmero; la correttezza e sicurezza vocale di Alessandro Abis sono la garanzia di una prestazione più che eccellente mentre una graditissima sorpresa è stata l’esecuzione di Matteo Roma, un giovane da tener presente in futuro, grazie a un bel colore, una preparazione tecnica più che valida che gli hanno permesso di eseguire con ottimi risultati la sua aria solista.

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Alessandro Abis

In splendida forma anche il Coro di Fondazione Arena, cui Vito Lombardi dona una sempre attenta e precisa preparazione, anch’esso salutato dal pubblico con applausi meritatissimi.

Al termine del concerto il bis del Cum Sancto Spiritu, forse ancora più emozionante, ha suggellato una serata per molti versi memorabile.

Unico neo a margine, verso la fine dello spettacolo, i rumori invero fastidiosi di moto e motorini, non essendo stato predisposto un blocco dei mezzi almeno fino a termine esecuzione, i quali hanno disturbato un ascolto che anche da parte del pubblico in piedi è stato seguito in religioso silenzio .

VERONA IN MUSICA

Petite Messe solennelle
per soli, coro e orchestra
Musica di Gioachino Rossini


Soprano Ruth Iniesta
Contralto Agostina Smimmero
Tenore Matteo Roma
Basso Alessandro Abis

ORCHESTRA E CORO DELL’ARENA DI VERONA
Direttore Francesco Ommassini
Maestro del Coro Vito Lombardi

Verona, sagrato della Basilica di San Zeno Maggiore, 10 ottobre 2020

Foto di ENNEVIFOTO