Interviste 2020

Intervista a Désirée Rancatore

Intervista a Désirée Rancatore, soprano di fama internazionale, che gentilmente ha voluto dialogare con noi in questo difficile momento storico.

Sig.ra Rancatore, non possiamo non partire pensando alla dolorosa situazione attuale. Una emergenza nazionale gravissima che travolge anche la cultura. Teatri chiusi per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale. La lirica come ripartirà? Cosa pensa accadrà dopo la pandemia?  

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Désirée Rancatore

Sì, e’ un momento veramente buio e duro per tutti. Quasi tutti i campi ne stanno soffrendo e quasi tutti i lavoratori, specialmente gli autonomi, stanno seriamentepreoccupandosi per il futuro fra i quali noi artisti. La lírica ripartirà se i teatri saranno aiutati da chi governa, già la cultura non versava in acque tranquille da anni nel nostro paese, se si capirà che la cultura, l’arte e la musica sono e saranno alimento delle anime e delle menti già molto provate da tutto quello che avremo vissuto, si capirà anche che si dovrà investire ed aiutare il settore a riaprire i battenti ed essere più forti di prima. Dopo il virus comunque tornare in teatro per il pubblico, penso non sarà semplice. Tutti ci chiederemo per un bel po’ se sarà meglio evitare posti affollati etc ma credo che se si adotteranno all’inizio misure che possano garantire un minimo di serenità, che poi le cose si sistemeranno e torneremo alla normalità in poco tempo. E’ mia convinzione che comunque la musica e l’ opera, nel mio caso, non moriranno MAI.

Ripensiamo ora agli esordi della sua carriera: dai primi studi con sua madre, la sig.ra Maria Argento sino ai primi debutti. Quanto ha significato per Lei maturare lo studio del canto in una famiglia di musicisti e quali insegnamenti porta nel cuore con maggiore affetto?

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Désirée Rancatore

Ovviamente avere una famiglia “musicale” perché anche papà è musicista (clarinettista come mio marito) è stata una fortuna! Ho vissuto nella musica e con la musica da quando sono nata… la mia crescita come essere umano è stata da sempre accompagnata da note di opere e sinfonie e dietro le quinte del teatro quindi è come se facesse parte del mio DNA, ho diversi insegnamenti sia da parte di papà, come l’importanza dello studio costante e della disciplina comportamentale per affrontare seriamente ciò che si fa, e ovviamente da parte della mia mamma  che all’ inizio mi ha insegnato tutto (insieme alla sig. Baker Genovesi) e che tutt’ ora mi accompagna nel difficile studio del canto che non finisce mai di perfezionarsi ed adattarsi alle evoluzioni fisiche e vocali che si hanno nel corso della carriera e della crescita personale. 

La sua carriera è quindi proseguita in tutto il mondo toccando i palcoscenici più prestigiosi. Cosa significa intraprendere una carriera da soprano così giovane? E quali differenze riscontra tra il pubblico italiano e quello del resto del mondo? 

Quando è iniziata la mia carriera nel 96, iniziare giovane non era la normalità! I teatri si affidavano, giustamente, all’esperienza e non era facile che ti affidassero ruoli principali a 18 anni (noto una inversione di tendenza da alcuni anni in questo) … son stata guidata molto bene anche dall’agente che mi seguiva in quel periodo e ho sempre mantenuto la testa sulle spalle senza star troppo sulle nuvole e continuando con serietà a studiare e fare scelte assennate per il mio tipo di voce. Non è stato facile rinunciare a tutto ciò che i miei coetanei facevano mentre io ero sempre sola in città a me sconosciute con grandi responsabilità ma non cambierei niente di ciò che ho fatto. Il pubblico e’ pubblico ovunque esso sia, più o meno critico, più o meno voglioso di emozionarsi ma comunque sempre magico. Forse quello giapponese è il più caldo e scevro di pregiudizi quando viene a sentirti. 

Veniamo al suo legame con l’Italia e prima ancora con la sua Sicilia che come ha ricordato più volte è molto forte e significativo. Ci racconti il suo rapporto con il teatro Massimo di Palermo e la produzione che ricorda con maggiore affetto. Non possiamo inoltre non rivolgere un pensiero anche alla situazione attuale del Teatro Bellini di Catania: da artista, qual è il suo punto di vista in merito? 

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Désirée Rancatore

Sì, sono molto legata alla mia terra e ogni volta che posso cerco di valorizzarla parlandone e sottolineandone la bellezza e la forza. Amo anche le canzoni della mia terra e quando posso ne canto qualcuna così come nel recente video che ho postato sui miei canali social accompagnata da mio marito al clarinetto che ha avuto in poco tempo più di 2400 visualizzazioni e più di 700 like, canzone che in Japan canto sempre come bis e che è’ molto amata dal pubblico di quella terra .Il mio rapporto con il Teatro Massimo dura dal 1998, anno della sua riapertura che mi vide protagonista a soli 20 anni del Cavaliere dalla Rosa di Strauss, da allora una serie di trionfi e grandi collaborazioni ha caratterizzato il mio rapporto con questo tempio meraviglioso della mia città, ultimamente magari non  son presente con la stessa assiduità, ma auspico che anche in questa nuova fase del mio percorso artistico con i ruoli nuovi e la svolta del repertorio che sto avendo negli ultimi anni, di poter essere sempre più presente sul palco che io reputo un po’ “casa mia” insieme alle favolose maestranze con cui sono cresciuta.La produzione che ricordo di più al Teatro Massimo?? Beh … sono tante … nel cuore ho Lakmè opera rara e  stupenda che nella mia carriera ho avuto il privilegio di interpretare in 3 produzioni diverse, Lucia di Lammermoor, Puritani del 2008/2009 con cui andammo in tournée a Savonlinna, e la Traviata.

Nel corso della sua carriera sino ad oggi possiamo dire di aver assistito ad un’evoluzione del repertorio da ruoli prettamente lirico leggeri ad altri più lirici e drammatici. Se pensiamo sopratutto al mondo del belcanto, quale autore e quali ruoli ritiene più interessanti per la sua vocalità?

Si è vero, negli ultimi 5/6 anni la vocalità è maturata, evoluta, naturalmente senza forzature e quindi dopo un ventennio di un certo repertorio ci si ritrova ad esplorare “mondi nuovi” ma comunque vicini a ciò che si è fatto nel corso degli anni…i compositori di riferimento per me comuque rimangono Donizetti e Bellini in un belcanto più “drammatico” come Maria Stuarda, Norma o Anna Bolena, penso anche alla Giulietta dei Capuleti o dei camei come Liu’ della Turandot o la Micaela della Carmen (che mi piacerebbe tanto debuttare) così come un Mozart diverso da ciò che ho sempre affrontato, infatti mi piacerebbe molto debuttare Susanna o la Contessa nelle Nozze o Donna Anna del Don Giovanni o perché no Pamina del Flauto magico, mi piacerebbe tanto sperimentare Mimì della Boheme magari con un cast di colleghi che provengono dal mio stesso cammino belcantista … ma anche certa musica francese particolarmente adatta a questa evoluzione che comporta grande studio e nuove esperienze didattiche come quelle avute con la grande regina del belcanto Mariella Devia, con la quale ho avuto il privilegio di studiare la Norma in occasione del mio debutto del ruolo al Carlo Felice nel 2018, esperienza meravigliosa quella con lei, che voglio ripetere e che mi ha dato tantissimo. 

Nel suo recente passato c’è Violetta, che peraltro ha eseguito in Oman, Norma, Stuarda e ancora Liu’. Quali sono le principali similitudini ma anche le principali differenze tecnico-vocali ed interpretative tra questi ruoli?  

Violetta mon amour come la chiamo io! L’ho  sognata ed aspettata per tanto tempo poi è arrivata nel 2013 a Montecarlo e da allora l’ho cantata tante volte l’ ultima delle quali in Giappone a novembre 2019 in tournée con il teatro Verdi di Trieste.Comunque, così come vi ho anticipato per approdare a questi ruoli esiste uno studio meticoloso per non falsare la propria voce ma appunto facendo risaltare il naturale percorso di chiaroscuri ottenuti con l’esperienza, la tecnica vocale che si ottiene con lo studio meticoloso di questi ruoli sarà poi la stessa che permetterà di affrontarli curandoli da un punto di vista emozionale, psicologico ed attoriale, cose che poi renderanno diverse queste varie eroine plasmando la voce alle emozioni che esse ti faranno vivere. 

Dai suoi profili social emerge, anche con una certa ironia, una grande passione per la moda e per l’eleganza. Proviamo a tracciare una similitudine tra la moda e l’opera: se fosse uno stilista e dovesse disegnare la sua vocalità, come la immaginerebbe? 

Ahaha! Si io ho studiato moda. Il mio sogno era fare la stilista ho sempre disegnato dipinto e creato fin da quando ero una bambina.. la carriera da cantante e’ arrivata prima!! Ma mi dicono che avessi buone chance anche come stilista, chissà? C’è sempre tempo! Comunque sono sempre stata molto attratta dal glamour del mondo della moda, dal luccichio della particolarità della personalità dello stilista, che certe creazioni trasudano! I miei canali social specialmente la mia pagina personale mi rispecchia molto, senza grandi filtri mostrando ciò che sono e ciò che mi piace. Senza cercare di arrivare per forza alle persone ma creando con loro una complicità virtuale che poi spesso si è realizzata anche nella vita “reale”. Come disegnerei la mia voce?? Mmm bella domanda … color miele e dorata in gradazione .. un tratto fluido lucido con dei brillanti! 

Se potesse avere una macchina del tempo, quale personaggio della storia (anche non musicista) le piacerebbe incontrare e per quale motivo?

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Désirée Rancatore

Ne avrei veramente tanti. Amo la storia e mi affascinano diverse epoche .. da Cleopatra a Napoleone, o vivere nella seconda metà dell’ 800 o vivere all’epoca d’oro della famiglia Florio a Palermo che ne ha contraddistinto un periodo felice e rigoglioso. Ma sicuramente vorrei conoscere e parlare e chissà magari anche studiare con Maria Callas … mio mito da sempre.

 Quali sono i suoi prossimi impegni? Può anticiparci qualche ruolo che le piacerebbe debuttare?

In questo momento rispondere a questa domanda da molto dolore perché … avrei dovuto già essere in prova per il debutto di Bolena a Genova, a maggio ho da cantare Liu nella Turandot se i teatri riapriranno .. in giugno una bellissima tournée di Norma in Japan, luglio ed agosto una Norma nella mia terra … non viene facile dire che non si sa che fine faranno questi impegni, non è semplice pensare che oltre alla delusione artistica perchà si studia immensamente per prepararsi a questi impegni, esiste anche una perdita economica enorme che per noi artisti è del 100% e che nessuno, a parte ASSOLIRICA, in questo momento si sta preoccupando di aiutarci perché se noi non saliamo sul palco non veniamo pagati. Pochi ricordano che per noi questa oltre  che una grande passione e’ LAVORO, quindi siamo colpiti profondamente,  ma adesso è il momento di pensare alla salute per noi e per gli altri, ci rimboccheremo le maniche dopo. 

FOTO FORNITE DALL’ARTISTA