Verona, 21 novembre 2019. Grandissimo successo al Teatro Filarmonico per il capoloavoro donizettiano proposto nell’allestimento di Pier Francesco Maestrini.
Orchestra dell'Arena di Verona Maestro del Coro: Matteo Valbusa Scene Juan Guillermo Nova Costumi Luca Dall'Alpi Luci Paolo Mazzon Lo spettacolo, che si avvale dei simpatici costumi di Luca Dall’Alpi, le scene di Juan Guillermo Nova e le luci di Paolo Mazzon, sposta l’ambientazione nel Midway americano degli anni 70, dove Adina non è più una proprietaria terriera ma la titolare dell’ Adina’s Road Food – classic fried chicken; Nemorino, suo dipendente attira clienti, è vestito con il classico costume da gallina; Belcore, ispirato al Sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket, guida uno scalcinato e indisciplinato gruppetto di Marines, militari più interessati alle bellezze muliebri che all’arte della guerra; Dulcamara, un ciarlatano con le sembianze di Boss Hogg, personaggio preso in prestito dalla serie televisiva Hazzard con tanto di sceriffo Rosko che gli fa da galoppino. Molte controscene sono affidate a Giannetta, che per questo motivo diventa ipso facto personaggio non più relegato al solo canto, non semplice contadinella ma esuberante sorella minore di Adina, che dispensa baci a pagamento stile sagra USA, che fornica con un militare dietro la stazione di benzina e che apprende la notizia dell’eredità di Nemorino parlando con il rigattiere da una cabina telefonica. A inizio secondo atto, non fossero mancate le gag, arrivano addirittura i Village People, mentre Dulcamara intona la “Nina gondoliera” in stile karaoke con movenze alla Elvis Presley.
Una tale operazione può piacere o meno, il libretto si presta a trasposizioni di qualsiasi epoca, e forse l’attenzione è posta a richiamare un pubblico di fascia giovanile, per meglio rendere appetibile la frequentazione al teatro; purtroppo la molteplicità di gag ha in più punti fuorviato l’attenzione, con notevoli difficoltà per chi, invece, voleva concentrarsi sul canto e sulla direzione. Lo spettacolo, alla fine, è piaciuto e ha divertito, e per questo motivo non c’è null’altro da aggiungere.
La direzione, affidata a Olar Runden, non riesce ad inquadrarsi in una lettura omogenea e unitaria, alternando momenti frenetici ad altri di stasi, che hanno non poco messo in difficoltà cantanti e masse orchestrali, in più punti non trovando una coesione fra buca e palcoscenico, creando sbandamenti e ritardi davvero poco piacevoli. A questo si aggiungano presenti tutti i tagli di tradizione (unica ripresa è stata la cabaletta di Adina “Il mio rigor dimentica” eseguita nella sua interezza e con appropriate variazioni).
Il cast, nel complesso omogeneo, ha visto trionfare Francesco Demuro nei panni di Nemorino. All’inizio un po’ intimidito nel canto, via via scaldandosi la voce la sua prestazione è salita di livello, culmine una interpretazione di “Una furtiva lacrima” molto sentita, ricca di chiaroscuri e con un ottimo legato, che è stata salutata da una meritata ovazione che avrebbe meritato il bis, che però il direttore non ha concesso, come invece accaduto le sere precedenti. Scenicamente perfetto nel delineare un ingenuo ma non del tutto sprovveduto ragazzo di provincia.
Ottima l’Adina di Laura Giordano, anche lei molto preoccupata alla sicurezza del canto vista la poca sintonia con il direttore, che soprattutto con lei sembrava infierire con tempi assurdi (una cabaletta, la sua, decisamente difficile da cantare in maniera equilibrata vista la lentezza che le impediva di prendere i fiati necessari). La sua è una voce dai centri corposi e sonori, emissione fluida e omogenea con acuti e sovracuti di rara intensità e bellezza, accompagnata da ottime intenzioni interpretative. Con altro direttore la sua sarebbe stata una prova di grande rilievo.
Qianming Dou, Belcore borioso e maschilista a cui Adina si contrappone sferzando sonori calci nelle zone intime, dal canto abbastanza robusto ma con un fastidioso ingarbugliamento nella zona di passaggio che manda spesso indietro la voce, è stato scenicamente apprezzabile.
Salvatore Salvaggio è un animale da palcoscenico, molto misurato e dall’ottimo canto, sillabato compreso; il suo Dulcamara si è fatto apprezzare pur in presenza di una regia che non gli ha evitato momenti un po’ troppo sopra le righe, lui attore così misurato che affida sempre al canto i momenti più divertenti.
Deliziosa la prestazione di Elisabetta Zizzo, una Giannetta ottimamente cantata (non è mancata una puntatura all’acuto davvero ben resa all’inizio primo atto) e splendidamente interpretata, dove si è messa in evidenza anche per le sue notevoli doti di attrice e danzatrice. È sempre un piacere ascoltarla, ogni volta la sua voce appare maturata; lodevole da parte della Fondazione averle affidato un ruolo anche in questa produzione, dopo le ottime prove offerte in Arena con Trovatore e Carmen. Sarebbe tempo che questa voce sia proposta in ruoli di maggiore spicco.
L’orchestra, pur con un direttore così discontinuo, ha cercato di mantenere una coesione e un’unitarietà davvero ammirevoli, come pure le masse corali, fondamentali in un titolo come questo, ottimamente preparate dal Maestro Matteo Valbusa.
Il numeroso pubblico ha tributato a fine spettacolo un meritatissimo successo, complice anche la presenza di molti giovani e di parecchie classi scolastiche, incredibilmente silenziose e rispettose del luogo in cui si trovavano.
Doverosa chiosa, il Sindaco e la Sovrintendenza della Fondazione Arena di Verona hanno deciso di devolvere l’intero incasso della prima recita al Teatro La Fenice di Venezia, vittima dei disastri dovuti all’acqua alta dei giorni scorsi.
Teatro Filarmonico di Verona - Stagione Lirica 2019
L'ELISIR D'AMORE
Melodramma giocoso in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Personaggi:
Interpreti:
Adina
Laura Giordano
Nemorino
Francesco Demuro
Belcore
Qianming Dou
Il Dottor Dulcamara
Salvatore Salvaggio
Giannetta
Elisabetta Zizzo
Coro dell'Arena di Verona
Direttore
Ola Rudner
Regia
Pier Francesco Maestrini
Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
FOTO DI ENNEVIFOTO
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