L'angelo più famoso di Roma è senza dubbio quello dell'omonimo castello in cui Giacomo Puccini ha immaginato la scena finale della Tosca. Ad appena tre chilometri di distanza dallo splendido monumento c'è il Teatro dell'Opera che ha scelto come penultimo titolo prima della stagione estiva alle Terme di Caracalla un altro spirito alato. Si tratta di una composizione rara e poco eseguita di Sergej Prokof'ev, "L'angelo di fuoco". Dopo ben 53 anni i cinque atti del musicista russo sono tornati a riempire il Costanzi, una sfida non semplice e affrontata in maniera ambiziosa. Per l'occasione la regia è stata affidata ad Emma Dante che ha ritrovato il direttore d'orchestra Alejo Perez tre anni dopo la fortunata "Cenerentola" in questa stessa sede. Le visioni, la magia e il misticismo sono i tratti dominanti del capolavoro dimenticato e la Dante ha scelto di proporre un nuovo allestimento che ha subito conquistato il pubblico della Capitale. Questa recensione si riferisce alla prima rappresentazione dell'opera, quella di giovedì 23 maggio. La caratterizzazione grottesca di alcuni personaggi aveva dei pro e dei contro. Mefistofele era ben interpretato e messo in scena con le sue scarpe luccicanti, la risata facile e la lunga barba biforcuta. Al contrario il Conte Heinrich si muoveva in modo fin troppo singolare, ricordando addirittura il buffo e simpatico dottor Tomas del film "Vieni avanti cretino" con Lino Banfi. Le scene di Carmine Maringola hanno permesso di intuire bene come si viveva nella Germania del XVI secolo. La locanda del primo atto era claustrofobica ed essenziale, mentre nel convento finale le monache erano chiuse all'interno di tante nicchie che le facevano somigliare a delle mummie. Le allusioni a Palermo di Emma Dante sono risultate chiare proprio nell'atto conclusivo, visto che la regista ha preso spunto dalle catacombe dei cappuccini della sua città. Ewa Vesin ha interpretato in maniera egregia il personaggio di Renata. Il ruolo viene spesso considerato estremo, ma il soprano polacco non ha affatto sfigurato grazie a una intensità espressiva pregevole e al mix giusto di misticismo ed erotismo. Le esigenze vocali della parte sono a dir poco impervie, eppure la cantante ha plasmato le sue corde a ogni momento della narrazione. Anche il Ruprecht di Leigh Melrose è stato accolto in modo positivo dal pubblico del Costanzi. Il baritono è considerato uno dei massimi esperti del repertorio del XX secolo e nell'opera russa ha sfoggiato una vocalità intelligente e dosata con misura, senza cercare mai di strafare. Sergey Radchenko ha usato sapientemente l'ironia e la baldanza per un Agrippa corretto e fluido, senza dimenticare Maxim Paster, un Mefistofele efficace e minaccioso al punto giusto. Al suo fianco c'era Andrii Ganchuk, Faust imponente e dalla vocalità profonda (nei panni anche del servo). Particolarmente ispirato è apparso il direttore Alejo Perez. La ricchezza della musica di Prokof'ev è stata presentata in maniera entusiasta e ineccepibile dall'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma: la guida sicura del direttore argentino ha garantito una lettura attenta e con grandi possibilità di espressione dinamica. Inoltre, l'estrema pulizia sonora e qualche nervatura necessaria della partitura hanno dato vita a una interpretazione a tutto tondo di note piuttosto complicate. Dopo la prima rappresentazione, "L'angelo di fuoco" tornerà al Costanzi altre quattro volte: il 26, 28 e 30 maggio e il 1° giugno sarà possibile ascoltare nuovamente un lavoro tormentato e che lo stesso autore non riuscì a vedere rappresentato in forma scenica. I cartelloni dei teatri italiani stanno dimostrando da qualche tempo a questa parte che si tratta di un titolo che merita più di una occasione e il ritorno nella Capitale dopo oltre mezzo secolo non poteva che destare grande attenzione. Opera in 5 atti e 7 quadri Libretto di Sergej Prokof'ev Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma Maestro del Coro: Roberto Gabbiani Scene Costumi Vanessa Sannino Luci
Roma, 23 maggio 2019. Dopo 53 anni il lavoro di Prokof'ev è tornato a Roma con un nuovo allestimento mistico e pieno di spunti "siciliani" grazie alla regia di Emma Dante.
La regista siciliana si è avvicinata coraggiosamente a un lavoro molto complicato e che in apparenza sembra frammentario. La dimensione onirica è stata predominante, focalizzando ovviamente l'attenzione sulla protagonista Renata e sull'angelo-demone che la perseguita da quando era bambina. La visione è stata resa molto bene dalle performance acrobatiche di Alis Bianca, asso della break dance che ha stupito il pubblico con le sue movenze ipnotiche e capaci di tormentare il personaggio principale dell'opera. Il messaggio di Prokof'ev è stato interpretato in modo giusto, cercando di sottolineare i momenti più drammatici e consentendo allo spettatore di immedesimarsi nella vicenda personale della stessa ragazza. Venditori di libri proibiti, maghi inquietanti, un Mefistofele barbuto e imponente, non mancava proprio nulla nella narrazione. In particolare c'è stato grande spazio per la religione vissuta in modo esasperato, proprio come se fosse qualcosa di legato indissolubilmente alle arti occulte.
Si respira aria parlemitana anche durante l'esecuzione dell'ultima nota, quando Renata indossa i panni della Madonna dei Sette Dolori così tanto amata nella città siciliana, con in mano un cuore trafitto dalle spade per far capire che non c'è alcuna possibilità di redenzione ma soltanto il castigo. Il ballerino di break dance che interpretava il demone seduttore ha "rivoluzionato" in parte questa figura, visto che ci si aspetterebbe un diavolo-angelo che vola libero in aria e che invece è totalmente schiacciato a terra. Molto accurata la scelta dei costumi da parte di Vanessa Sannino, anche quelli più sgargianti. Il cast vocale si è ben disimpegnato, facendo gustare agli spettatori romani (alcuni un po' scettici a dire la verità) ogni sfumatura del messaggio musicale di Prokof'ev a quasi un secolo di distanza dalla composizione vera e propria. Gli applausi più convinti sono stati tributati alla protagonista assoluta.
"L'angelo di fuoco" è un lavoro con un'altissima rappresentazione femminile, come dimostrato dalla presenza di monache e altre donne. Anna Victorova era una padrona della locanda autoritaria e decisa, mentre Mairam Sokolova si è ben disimpegnata nel doppio ruolo dell'indovina e della Madre Superiora durante la scena finale. Meritano un cenno anche Arianna Morelli ed Emanuela Luchetti, rispettivamente prima e seconda giovane monaca che hanno impreziosito con le loro voci la convulsa conclusione. Il cast è stato completato dalle interpretazioni dell'inquisitore roccioso e imponente di Goran Juric, il Glock insinuante e timoroso di Domingo Pellicola, Petr Sokolov (Matthias Wissman), Murat Can Guvem (Medico) e Timofei Baranov (il padrone della Taverna). Ben diretto da Roberto Gabbiani (una conferma in questo senso) il coro del Teatro dell'Opera di Roma.
Teatro dell'Opera di Roma - Stagione 2018-2019
L'ANGELO DI FUOCO
Musica di Sergej Prokof'ev
Personaggi:
Interpreti:
Ruprecht
Leigh Merlose
Renata
Ewa Vesin
Padrona della locanda
Anna Victorova
Indovina e Madre Superiora
Mairam Sokolova
Agrippa di Nettesheim
Sergey Radchenko
Johann Faust e Servo
Andrii Ganchuk
Mefistofele
Maxim Paster
Inquisitore
Goran Juric
Jakob Glock
Domingo Pellicola
Mathias Wissman
Petr Sokolov
Medico
Murat Can Guvem
Padrone della taverna
Timofei Baranov
I giovane monaca
Arianna Morelli
II giovane monaca
Emanuela Luchetti
I monaca
Rita Cammarano
II monaca
Virginia Volpe
III monaca
Giuliana Lanzillotti
IV monaca
Lorella Pieralli
V monaca
Maria Concetta Colombo
VI monaca
Donatella Massoni
Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore
Alejo Perez
Regia
Emma Dante
Carmine Maringola
Cristian Zucaro
Nuovo allestimento
FOTO DI YASUKO KAGEYAMA
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